L’efficiente amministrazione austriaca migliorò le condizioni di vita della popolazione: nei primi decenni del nuovo governo Cividate ammodernò la sua rete viaria interna ed esterna; in particolare fu costruita la nuova strada per Cortenuova-Romano attraverso le cascine Biraga e Fornace (quella antica partiva dalla strada per San Giorgio e passava per il Roccolo e la Cipriana) e fu sistemata la strada Calciana per Calcio e Mornico.
Anche la parrocchia poté riprendere i lavori di abbellimento della chiesa e nel 1822 fu sopraelevato di 8 metri il campanile, dotandolo di nuove campane.
Nel 1836 scoppiò un’epidemia di colera che mieté oltre 70 vittime.
Negli anni seguenti si andò diffondendo anche a Cividate il movimento mazziniano della Giovane Italia, che auspicava l’unità nazionale e la liberazione dalla dominazione austriaca. Nella primavera del 1848, dopo la vittoriosa rivolta dei milanesi contro la guarnigione austriaca (le cosiddette “Cinque Giornate”), il sovrano piemontese Carlo Alberto dichiarò guerra all’Austria ed entrò in Lombardia alla testa del suo esercito e di migliaia di volontari provenienti da tutta Italia. Tra i volontari c’erano anche alcuni ragazzi cividatesi di età compresa tra i 21 e i 24 anni: Pietro Magetta, Giovan Battista Pagani, Gianbattista Santiago e Geremia Sassi.
Proprio mentre si svolgevano le prime operazioni militari moriva in Cividate all’età di 77 anni il famoso tenore Eliodoro Bianchi (immagine in copertina "Ritratto di Eliodoro Bianchi" di Rados, tratta da Archivi.cini.it)., che aveva cantato in tutti i principali teatri lirici italiani ed europei.
Purtroppo la guerra finì con le sconfitte di Custoza e Novara: i giovani patrioti cividatesi che avevano seguito Carlo Alberto trovarono rifugio in Piemonte, tranne il Pagani, che si era appena sposato ed abitava alla cascina Ruscotto. Il governo austriaco, rientrato in possesso della Lombardia, emanò severe leggi contro gli aderenti ai movimenti patriottici e comminò la pena di morte a tutti coloro che venivano trovati in possesso di armi.
La polizia perquisì la casa di Giovan Battista Pagani e, avendovi trovato varie armi (baionette, sciabola e fucile) lo arrestò. Il 7 luglio 1849, dopo un processo sommario, il ventiquattrenne cividatese fu fucilato nella Rocca di Bergamo con altri giovani patrioti bergamaschi.
Nella primavera del 1859, allo scoppio della seconda guerra d’indipendenza, altri giovani cividatesi seguirono l’esercito di Vittorio Emanuele II, che passò proprio da Cividate, diretto ai vittoriosi campi di San Martino e Solferino.
Dopo la spedizione dei Mille (1860) e la liberazione del Regno delle Due Sicilie, anche Cividate entrò a far parte del “Regno d’Italia”.