Nel primo decennio del nuovo secolo la popolazione di Cividate raggiunse le 3000 unità nonostante un cospicuo flusso migratorio verso le Americhe, soprattutto verso l’Argentina e il Brasile.
La Grande Guerra (1915-18) completò l’unità nazionale con la liberazione di Trento e di Trieste, ma il costo del conflitto fu enorme, sia per l’Italia, sia per Cividate, che ebbe un centinaio di caduti.
Seguì il triste periodo della dittatura, che portò inevitabilmente a una nuova guerra e a nuovi lutti.
L’economia del paese, che aveva avuto un notevole miglioramento a cavallo dei due secoli, subì un progressivo rallentamento e Cividate ritornò ad essere uno dei più poveri centri della zona.
Solamente la fine della seconda guerra e la proclamazione della Repubblica diedero inizio alla ripresa economica degli anni Cinquanta del Novecento. La rinascita dell’industria e dell’attività edilizia di Milano favorì lo spostamento giornaliero di centinaia di lavoratori da Cividate al capoluogo regionale, grazie anche alla vicinanza della stazione ferroviaria. Si deve soprattutto ai mostri muratori, carpentieri e stuccatori la ripresa dell’economia e dell’espansione edilizia del paese, che in questi anni ha assunto l’aspetto di una moderna cittadina dotata di tutti i servizi indispensabili alla vita moderna.