Il Settecento iniziò con la guerra di successione al trono di Spagna. Il governo veneziano si proclamò neutrale tra le due coalizioni in lotta: Spagna e Francia da una parte, Savoia e Impero Asburgico dall’altra. Tuttavia Venezia permise ai due contendenti di passare sul proprio territorio a patto che risarcissero i danni eventualmente provocati dalla rispettive truppe.

Il territorio di Cividate, posto proprio a ridosso del confine, fu più volte attraversato da entrambi gli eserciti stranieri, che pretesero di essere foraggiati e riforniti di vettovaglie, senza tuttavia sborsarne il relativo prezzo. Non solo: molte delle nostre cascine e lo stesso paese subirono vari saccheggi ed ogni sorta di violenza come attestano documenti dell’archivio parrocchiale e vari atti notarili dell’epoca.

Nel 1713 la definitiva vittoria degli imperiali mise fine alla guerra e al dominio spagnolo sul Ducato di Milano, dove si installò un governatore austriaco.

Ritornata la pace ripresero le attività economiche e le condizioni di vita della popolazione migliorarono notevolmente. Il continuo aumento della popolazione rese necessario l’ampliamento delle aree coltivate, eliminando gli ultimi boschi lungo il fiume e sul confine meridionale del territorio. Sorsero nuove cascine (Biraga, Cascinone, Fornace) e quelle antiche furono ampliate e ristrutturate per far fronte alla nuove colture agricole. Risale infatti al XVIII secolo l’aspetto ancor oggi conservato delle antiche cascine San Giorgio, Motte, Bosco, Ceredello e Volpe, che furono tutte dotate di ampi loggiati e di aie per l’essicamento del mais e l’allevamento del baco.

Nel 1716 iniziarono i lavori per la nuova facciata barocca della parrocchiale e per l’abbellimento dell’interno del tempio. I lavori, durati fin oltre la metà del secolo, videro l’intervento di alcuni architetti come il Caniana e il Corbellino, di scultori come i Manni e i Callegari, e di vari stuccatori e decoratori, trai quali Muzio Camuzio, Pietro e Diego Aglio.

Intanto, però, la millenaria Repubblica di Venezia si avviava al suo tramonto, sempre più isolata politicamente e culturalmente dal resto dell’Europa.

Nella primavera del 1796 l’esercito rivoluzionario francese, guidato dal giovanissimo generale Napoleone Bonaparte, scendeva in Italia per muovere guerra all’Impero d’Austria e occupava il Ducato di Milano.

Incurante della neutralità del governo veneziano, Napoleone varcava il confine del Fosso e si spingeva fino a Bergamo. La primavera seguente i francesi provocavano una sommossa dei bergamaschi contro Venezia, imitati poco dopo dai bresciani. Col trattato di Campoformio (17 ottobre 1797) i francesi mettevano fine al governo della Serenissima e davano inizio ad un nuovo stato: la Repubblica Cisalpina, diventata Regno d’Italia nel 1805 quando Napoleone fu proclamato imperatore dei francesi.

Il Fosso Bergamasco cessò di essere confine di stato e fu in gran parte interrato.

Nel breve periodo della dominazione francese (1797 – 1814) vennero attuate le grandi riforme che posero le basi dello stato moderno: fu riformato il fisco con la realizzazione del nuovo catasto; entrarono in vigore i nuovi codici; si istituirono la scuola statale, la sanità pubblica (ospedali e cimiteri), la camera di commercio (con l’introduzione del sistema metrico decimale); fu imposta la coscrizione obbligatoria e fu introdotto un nuovo assetto amministrativo sul modello francese: la provincia di Bergamo diventò “dipartimento del Serio”, al quale furono aggregate la Calciana, la Gera d’Adda e la Val Camonica. A Cividate fu definitivamente abolita la distinzione tra “antichi originari” e “forestieri”, che da allora poterono partecipare all’amministrazione del comune. Nel 1805 fu realizzata la mappa del nuovo catasto e nel 1808 fu soppresso il cimitero presso la parrocchiale e spostato al sito attuale presso San Martino.

Nonostante queste importanti riforme il governo francese fu inviso e osteggiato dalla nostra religiosissima popolazione per il suo carattere anticlericale ereditato dalla rivoluzione del 1789. Pertanto anche i cividatesi accolsero con favore la notizia della sconfitta di Napoleone a Waterloo e la nascita del nuovo Regno Lombardo-Veneto sotto il diretto controllo della cattolicissima Austria.